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Cimitero di Ariano Irpino : Una vergogna !

Publié le 10 février 2010 par Ordresaintandredecaffa
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Cimitero di Ariano Irpino : Una vergogna !

ARIANO IRPINO (9 febbraio) - Sono tempi stretti, si tira la cinghia. Nel cimitero di Ariano sono pure tempi corti, loculi inclusi. Colpa dei venti di crisi che spirano sul Tricolle, tagliando le misure all’estrema dimora. E Mario Salandra, buonanima, si ritrova con la bara, dalla cintola in giù, fuori dall’urna.

Una vicenda a metà (pure questa) fra De Filippo e Trilussa, che inizia secondo canone e sfiora la farsa. C’è il corteo, coi parenti in lacrime; la benedizione e la commozione a incorniciare l’estremo saluto.
I necrofori alzano il feretro, lo poggiano all’altezza del loculo; provano a farlo scivolare all’interno, senza scossoni, un ultimo omaggio alla salma.

La voce del parroco scandisce l’eterno riposo, gli altri in controcanto, aspettando il sigillo: che non arriva. La bara non entra: un segnale? È il caro estinto?
L’atmosfera gira dal lutto alla sorpresa, dal disappunto alla commedia. «È una storia di geometrie creative - si bisbiglia - di loculi a misure ridotte venduti a prezzi allungati». I congiunti - giustamente - non ci stanno, si rivolgono al Comune.

«Una situazione assurda - denuncia il genero del defunto, Giancarlo Guardabascio - Abbiamo chiesto al municipio cosa fare. Gli addetti mi hanno risposto che non era un loro problema, che al massimo si poteva tagliare la bara». Una replica inaccettabile, priva di logica e di sensibilità. Se questa è la burocrazia, meglio metterci (tanto per stare in tema) una pietra sopra. Il genero sbotta: «Ci siamo sentiti presi in giro; un’offesa a noi e, soprattutto, alla memoria dello scomparso. Siamo andati di persona nell’ufficio. Qui non hanno trovato di meglio da fare che negare quanto affermato pochi minuti prima per telefono. In più, ci hanno allontanato in malo modo».

E scoppia la polemica. Che fare se il feretro rimane sospeso per aria? Ritirarlo e attendere tempi migliori? Contestare a muso duro impiegati e operai? E, vista l’aria che tira, con che risultati? Rapido consulto e alla fine la decisione: la strada obbligata e andare a denunciare tutto ai carabinieri. Detto, fatto. I militi, raccolte le dichiazioni esasperate dei parenti, raggiungono il cimitero e constatano che quanto detto corrisponde all’evidenza. La bara è lì, sospesa a metà, fra terra e cielo.

Sul posto, pochi minuti dopo, arriva anche l’assessore Crescenzo Pratola, che cerca di stemperare le tensioni suggerendo (gliene va datto atto) una soluzione al caso. Il feretro di Salandra viene sistemato in prima fila, rispetto al quinto piano dov’era inizialmente destinato. La bara però, considerata anche la stazza possente, riesce ad essere sistemata, seppure per pochi centimetri, solo dopo una serie di manovre degli operai.

L’assessore Pratola, ingegnere, chiarisce: «Vorrei precisare che la dimensione del loculo è giusta, anzi più grande di quelli vecchi, ma il problema piuttosto è legato alle dimensioni della bara e della stessa salma del defunto. È probabile che bastasse ritoccare la cornice della cassa di un centimetro per consentire la sistemazione senza problemi». Conclude: «La larghezza inadeguata sta nel fatto che gli operatori hanno sistemato il feretro in una nicchia inferiore, costruita a schiera. Forse non era facile lavorare a quell’altezza».

Animi placati ma il caso resta e suscita commenti. Ariano si ritrova a discutere di loculi mini, standard ed extralong. C’è chi chiede di rimettere mano al progetto generale per capire su che misure è stato tarato. La voce dell’accaduto si diffonde anche fra quanti i loculi li hanno già acquistati. Si annunciano, nei prossimi giorni, prove generali e verifiche a tappeto delle capienze.

Intanto qualcuno ricorda un precedente rimasto - anche quello - a mezz’altezza. Sarebbe, dunque, la seconda volta che una bara non riesce ad entrare nei nuovi loculi. I familiari dello scomparso, dopo quanto accaduto sono decisi: presenteranno un esposto in Procura; una informativa circostanziata per dire di quel che può capitare ai comuni mortali pure nell’ora dell’ultimo addio. Per Mario buon’anima, comunque, vicenda conclusa. E c’è già chi pensa all’epigrafe intonata: «Qui riposa, comodamente, il nostro caro estinto».

marco la carità


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